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Dott. Stefano Andreoli

"Dieci psicoanalisti spiegano i temi centrali della vita" (1985) a cura di S. Rossini, Rizzoli Ed.



"La grande scoperta di Freud è stata, del resto, proprio quella di averci mostrato l'esistenza di un mondo interno complesso e sconosciuto che ci guida e governa accanto, e spesso contro, le nostre convinzioni coscienti. Con questo, il padre della psicoanalisi ci ha privato della grande e consolatoria illusione di essere i padroni dei nostri destini, ma ci ha fornito uno strumento formidabile di conoscenza di cui l'uomo moderno non può più fare a meno." (S. Rossini, prefazione)


"Vorrei che fosse chiaro che la nascita può non essere un 'trauma', ma è certamente un 'dramma': un dramma fisiologico che diventerà più tardi un dramma mentale. (...)

Io credo che nessun essere umano possa riuscire ad evitare l'impressione che il distacco originario dalla fusione - ciò che noi chiamiamo 'nascita psicologica' e che nella Bibbia è descritto come la cacciata dal paradiso terrestre - e lo stato di separazione che la crescita comporta, costituiscano un disastroso e irreparabile impoverimento di sè. Il paradosso originario è che, nella mente infantile, la sola realtà era l'illusione. Inconsciamente rimane sempre vero che si poteva essere Dio, e che è toccato essere invece una povera cosa, definita nello spazio e nel tempo: un uomo. Le due prevalenti posizioni mentali infantili di fronte al supposto disastro sono quella di negazione maniacale espresso da Lucifero, e quella depressiva di Cristo. Ma entrambe, purtroppo, possono portare alla perdita per sempre di sè. E' questo il punto. Incontro al distacco tutti indistintamente devono andare, perchè tutti procedono dalla nascita fisiologica a quella psicologica, che, sotto questo aspetto, è una 'nascita' non meno naturale della prima." (E. Gaddini, p. 15, 24-24)


"Il padre (nel senso, si badi, di entrambi i genitori) deve venire spodestato dall'idealizzazione e dalla irraggiungibilità al fine di far sentire il ragazzo pari, adulto fra due adulti. Però, perchè questo avvenga, è necessario non solo che il padre ci sia, ma anche che sappia pilotare questa avventura umana, che è quella di perdere uno schiavo per avere un figlio libero. Ma, in realtà, sono gli stessi genitori che spesso non tollerano di essere spodestati dal trono dell'idealizzazione e del narcisismo. Senza la presenza affettiva di genitori capaci di perdere un loro prolungamento narcisistico non esiste la possibilità di crescita, perchè non esiste la possibilità che il figlio possa 'ucciderli' nel ruolo di genitori idealizzati." (M. Bertolini, p. 63)


"Molte volte i due componenti della coppia decidono di lasciarsi proprio perchè tutto quello che avviene mostra loro con chiarezza che ormai il loro rapporto è finito. Ciò non toglie che non riescano a separarsi e portino avanti strascichi dolorosissimi di un'unione frantumata e sofferta. Non riescono ad affrontare una separazione che sarebbe loro salutare, temendone e ingigantendone il dolore e l'insopportabilità. C'è quasi sempre da sospettare che dietro la figura dalla quale, sia pure nell'odio, non ci si riesce a staccare, ci sia quella arcaica e fondamentale della madre e una separazione da lei mal riuscita o parzialmente riuscita." (P. Bellanova, p. 86)


"Per la psicoanalisi la sessualità è un'energia vitale e multiforme, che accompagna l'essere umano per tutto l'arco della vita, dall'infanzia alla vecchiaia. Questa energia ha le sue radici nell'istinto, ma è connessa a tutto il mondo delle emozioni, delle sensazioni corporee, dell'aggressività, degli effetti e delle fantasie. La sessualità, dunque, non è solo sesso, soprattutto per sesso intende solo l'attività sessuale adulta. (...)

Le periodiche 'scoperte' sulla sessualità si fondano su una complicità tra richiesta e offerta di modelli di comportamento basati sull'efficienza e sul semplicismo. Imitando pedissequamente il modello di turno e cercando di adeguarsi a una sessualità costruita dall'esterno, ci si può illudere di scavalcare tutta la fatica del processo di crescita e di maturazione individuale. Tutto ciò può apparire molto rassicurante e, soprattutto, molto controllabile, perchè attraverso queste mode (che poi variano in continuazione) quello che si cerca è una indicazione su come ' dover essere', una petente riconosciuta per sentirsi nella norma." (S. Argentieri, p. 97, 108)


"Per me, come diceva Freud e come suona una nota canzona popolare, i sogni continuano ad esprimere desideri. Se non altro ad indicare, mentre si sogna, il desiderio di un dialogo con le parti più profonde di noi stessi; in seguito, con il sogno così come viene ricordato, il desiderio di arricchire la nostra autocoscienzaM infine, con il sogno quale viene più tardi raccontato, il desiderio di stabilire una comunicazione più intensa ed emozionante con le persone che amiamo e che ci interessano di più." (G. Carloni, p. 150)


"L'identificazione con la madre come tappa evolutiva verso la propria identità, contrariamente a quanto si pensa di solito, rende molto più difficile la separazione, l'individuazione originaria, per la bambina che non per il bambino. La femminuccia infatti, mentre si separa psicologicamente dalla madre, va anche crescendo e quindi le va assomigliando nella sua femminilità. Sono in atto così per lei due processo di direzione opposta: differenziazione, da un lato, e rassomiglianza, dall'altro. Per la donna questo è un compito che può durare tutta la vita e ogni maternità, in particolare la prima gravidanza, rimette in gioco gli assetti interni proprio perchè i relativi fattori psicologici sono indissolubilmente vincolati agli aspetti più arcaici e corporei dello sviluppo della propria identità." (J. A. Mehler, p. 155)


"Credo che, se la realtà è osservata bene, l'essenza del processo edipico si ritroverà in qualsiasi cultura, perchè c'è un'ovvia differenza tra i ruoli biologici del maschio e della femmina. Per dire una battuta, non esiste cultura in cui un uomo può diventare gravido e partorire. Inoltre L'Edipo non è un fenomeno biologico, ma psicologico, e se il 'padre' (cioè la figura maschile presente accanto alla mamma) viene sostituito sin dall'inizio da uno zio, da un amico di famiglia, o da altri, il bambino lo sentirà come se fosse il vero padre. In altre parole, ciò che conta è il ruolo paterno esercitato nelle condizioni e nel momento in cui esso interviene nello sviluppo normale." (M.I. Blanco, p. 183)


"Diversamente dalla creazione, la creatività è una trasformazione di qualcosa in qualcosa di altro e di nuovo, e io credo che sia stata la creatività a formare la civiltà. (...)

Le difficoltà maggiori nell'analisi di artisti, derivano, a quanto mi sembra, dai forti elementi narcisistici che agiscono in loro. D'altra parte l'inconscio è il loro patrimonio, da cui attingono tutti gli elementi con i quali elaborano la propria opera. E ne sono gelosi. Così appena è loro possibile, se non sono troppo tormentati da angosce, fobie, e da disturbi che si ripercuotono sulla loro stessa specifica attività, tengono ben chiuso e sbarrato il loro prezioso forziere interno."

" (C. Musatti, p. 191, 197)


"Di questo fenomeno [il deja vù] sono state date varie interpretazioni, ma le più valide rimangono quelle psicoanalitiche secondo cui il 'già visto' corrisponde a una presa di coscienza rispetto a pensieri o fantasie che nel soggetto non hanno mai raggiunto la piena consapevolezza e sono rimasti, pertanto, nel 'limbo' dell'inconscio o del preconscio. Quando uno stimolo si associa a tali contenuti rimasti latenti si può ricavare l'impressione di avere 'già vissuto' ciò che in realtà si sta in quel momento sperimentando per la prima volta, ma che era stato soggetto, appunto, a processi psichici mai giunti alla coscienza." (E. Servadio, p. 213)


"Per capire questa strana situazione per cui, pur rappresentandosi la morte come possibile, in condizioni normali l'uomo non ne è angosciato, è necessario rifarsi proprio al modo in cui si nasce. (...) L nascita è la prima esperienza che determina una situazione di stress che implica angoscia. E poichè ogni angoscia è sempre una sensazione di morire imminente, il trauma della nascita ne è il primo modello. Ciò significa che il nostro venire al mondo, cioè il vivere, è subito connotato anche come sensazione di morire." (F. Fornari, p. 221-222 )

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