10 punti utili per consentire a tutti di comprenderne le caratteristiche essenziali
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Indice:
1) Che cos'è
"La psicoanalisi come scienza è caratterizzata non dalla materia che tratta, ma dalla tecnica con la quale opera. La si può applicare tanto alla storia della civiltà, alla scienza delle religioni e alla mitologia quanto alla teoria delle nevrosi, senza far violenza alla sua natura. Ciò cui essa mira e che raggiunge non è altro che la scoperta dell'inconscio nella vita psichica." S. Freud
Per Psicoanalisi si intende quella disciplina (la più umanistica tra le scienze "dure" e la più scientifica tra le scienze "molli") originariamente inventata da Sigmund Freud (1856 - 1939), che nel corso di oltre un secolo di storia ha continuato ad ampliare, perfezionare e sistematizzare il proprio bagaglio teorico, tecnico e clinico, grazie anche al dialogo con la psicologia cognitiva e sperimentale, le neuroscienze, l'etologia, l'antropologia, la sociologia e altre scienze umane.
Essa costituisce una teoria del funzionamento della mente umana, un ambito di ricerca e di indagine dei processi mentali, un trattamento terapeutico specifico per i disturbi psichici (psicopatologia).
Nel corso del tempo la psicoanalisi ha avuto un impatto globale dal punto di vista scientifico, filosofico, artistico, sociale e culturale: d'altronde la psicoanalisi è la disciplina che ci offre la conoscenza più approfondita e completa della mente umana (come ricorda anche Eric Kandel, premio Nobel della medicina nel 2020), oltre che rappresentare il migliore strumento conoscitivo e trasformativo a disposizione dell'uomo occidentale.
"Non ci sono dubbi sul fatto che la teoria della mente di Freud rappresenti un monumentale contributo al pensiero moderno. […] Rimane forse, un secolo dopo la sua elaborazione, la più convincente e coerente concezione dell’attività della mente di cui disponiamo." (Kandel, 2012, p. 62)
2) Chi la esercita
"La psicoanalisi si impara innanzitutto su sé stessi, mediante lo studio della propria personalità." S. Freud
Chi la esercita dev'essere Psicologo o Medico (iscritto regolarmente all'Albo professionale di riferimento), che ha conseguito un diploma di specializzazione presso una Scuola di Psicoterapia (riconosciuta dal MIUR), e che ha svolto una lunga formazione specifica e rigorosamente strutturata (riconosciuta da un ente psicoanalitico internazionale, come IPA - freudiano -, IFPS - neofreudiano -, IAAP - junghiano -, AMP - lacaniano -...), definita training psicoanalitico (obbligo di analisi personale didattica, supervisioni individuali e di gruppo, studio teorico e tecnico, partecipazione a congressi, convegni e seminari esperienziali..).
Il professionista che non ha svolto il training psicoanalitico ma che si è formato comunque in ambito psicodinamico viene designato come "psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico/psicodinamico".
3) A chi è rivolta e quando iniziarla
"La verità ci è talmente indispensabile che ne scontiamo la perdita con gravi malattie." A. Miller
A portare la persona in stanza d'analisi è quasi sempre la sofferenza, ossia la vera motivazione che la costringe a rivedere, ripensare e modificare tutto ciò che prima della comparsa del malessere psichico ha sempre considerato come normale, scontato, abitudinario, necessario, funzionale, appagante. Motivo per cui l'analisi può esistere solo quando risponde ad una domanda esclusivamente personale, e mai ad un obbligo imposto dall'esterno.
La psicoanalisi è rivolta a chi intende arrivare alla radice dei propri problemi, ossia a chi intende liberarsi non solo dei sintomi ma anche delle loro cause. Quando infatti sopraggiunge in modo irruente il sintomo (causando disagio, sofferenza) o quando semplicemente la persona "entra in crisi" a seguito di particolari eventi nella vita che alterano l'equilibrio preesistente, tale stato rappresenta il segnale (un importantissimo messaggio da decifrare) che qualcosa non sta funzionando correttamente al suo interno (come una sorta di allarme salvavita). Ed è in questo momento cruciale, in questa circostanza poco piacevole, che alla persona viene donata una preziosissima opportunità: o cercare di rinforzare la fuga dal contatto con tale sofferenza interiore, oppure utilizzarla come forza e strumento di ricerca, scoperta e cambiamento. E in tal senso la psicoanalisi permette di utilizzare in senso attivo e creativo questo disagio intrusivo vissuto passivamente, con la collaborazione della parte ancora sana e attenta della persona che si è accorta del problema e vuole trovare una soluzione attraverso il lavoro analitico con l'analista.
Dal punto di vista clinico la psicoanalisi generalmente è rivolta a chi:
manifesta sintomi che causano malessere e disagio psichico (ansie, attacchi di panico, pensieri ricorrenti e disturbanti, disturbi psicosomatici, disturbi affettivi, disturbi sessuali, disturbi alimentari, inibizioni relazionali, angoscia pervasiva, fobie invalidanti, rituali ossessivi...);
vive particolari difficoltà in alcune aree della propria vita (professionale, amorosa, sociale...);
sente di essere intrappolato in abitudini, condotte e dinamiche ripetitive che portano a compiere sempre i soliti errori;
necessita di conoscersi meglio per fare chiarezza in quel grande gomitolo ingarbugliato che è la mente.
4) A cosa serve e quali cambiamenti produce
“L’essenza della psicoanalisi non puo’ essere imparata; puo’ solo essere vissuta.” T. Reik
La psicoanalisi è il più efficace strumento terapeutico della sofferenza psichica a disposizione del mondo occidentale: essa è tra le discipline che ha maggiormente studiato l'esperienza umana in ogni sua forma, e ogni sua indagine fa riferimento alla vita reale delle persone per aiutarle ad affrontare meglio le difficoltà della vita.
Ciò che contraddistingue la psicoanalisi infatti è che essa non si limita a guarire "i sintomi", ma è in grado di agire in profondità sulla persona producendo cambiamenti strutturali stabili sull'intera organizzazione di personalità. In altre parole, il viaggio psicoanalitico permette alla persona di cambiare alcune parti di sè stessa senza più la necessità di sviluppare nuovamente sintomi e senza però sacrificare in toto la propria natura sostanziale e soggettiva.
Il dialogo terapeutico considera cura e crescita personale come un unico processo unitario, costituendo quindi la via regia per la conoscenza di se stessi, il rafforzamento della personalità e la risoluzione del sintomo, al fine di raggiungere nuovi adattamenti più funzionali, soddisfacenti e duraturi. La terapia psicoanalitica infatti:
si basa sulla ricerca della verità soggettiva, ossia permette alla persona di conoscere veramente se stessa per scoprire gli autoinganni, le illusioni e le difese automatiche disfunzionali che le impediscono di dirigere le proprie energie in scelte di vita consapevoli, invece che continuare ad essere manovrata da potenti forze ignote;
è in grado di interrompere quei meccanismi e quelle dinamiche che si ripetono continuamente nelle relazioni interpersonali e affettive come in un copione già scritto da un "destino" sconosciuto ma ridondante (l'inconscio);
consente di cogliere le distorsioni riguardo se stessi e gli altri affinchè si possano trovare nuove soluzioni per vecchi problemi attraverso un cambio di prospettiva e di azione, ossia sviluppando la capacità di vedere, sentire e affrontare la realtà in un modo nuovo;
rafforza la persona attraverso lo sviluppo di un migliore equilibrio dei suoi aspetti contraddittori e conflittuali, l'integrazione delle parti "sommerse" di sè (rimosse, inibite, negate, rifiutate, dissociate, scisse) che ne indeboliscono e impoveriscono la vita, e una maggiore tolleranza della frustrazione, dell'attesa, dell'apertura al dubbio, all'incertezza, alla domanda;
permette di donare maggiore ricchezza e libertà globale alla vita consentendo alla persona di liberare le sue forze creative (ostacolate o inibite dalla psicopatologia), e di acquisire maggiore elasticità, spontaneità e apertura alle più svariate esperienze;
col tempo è in grado di fornire alla persona gli strumenti (capacità auto-analitiche). affinchè possa continuare ad utilizzarli in autonomia per tutto il corso della propria vita (anche a scopo profilattico).
In una sola espressione, la psicoanalisi non fa altro che cercare di rimuovere gli ostacoli e ridurre le angosce che impediscono alla persona di essere libera di scegliere e di esprimere se stessa, al fine di avvicinarla il più possibile alla realizzazione dei suoi autentici desideri, in accordo con la realtà della vita di tutti i giorni.
5) Come funziona
""(...) Il trattamento analitico si basa sulla sincerità. (...) la relazione analitica è fondata sull'amore della verità, ovverosia sul riconoscimento della realtà, e che tale relazione non tollera nè finzioni nè inganni" S. Freud
La terapia psicoanalitica è un'esperienza profonda tra due persone (il campo analitico) che, in una cornice specifica con delle regole esplicite concordate (il setting analitico), si trovano regolarmente per il raggiungimento di determinati obbiettivi.
L'analista è la guida paziente che tollera l'incertezza, la complessità e le contraddizioni del problema, adibito ad accompagnare l'analizzando (il paziente) in un viaggio avvincente (creato specificatamente ogni volta come un abito "su misura") in cui gli viene lasciata la più completa libertà di spaziare e di approdare in qualsiasi luogo della propria psiche. L'analista infatti si toglie dalla schiera delle figure del passato della persona che, sfruttando il proprio ruolo o approfittandosi della propria autorità, ne hanno cercato di dirigere, manipolare e influenzare scelte e giudizi: egli, senza ricorrere a finzioni o manovre difensive, non fa altro che allearsi con la parte della persona che vuole conoscere la verità su se stessa, contro un'altra parte di sè che "resiste" perchè non la vuole conoscere (e che quindi ripete ciecamente in modo coatto attraverso l'azione). E dall'esito di tale lotta, che fin dall'inizio rimane un'incognita per tutta la durata dell'analisi, dipenderà l'efficacia effettiva della cura.
Al centro della relazione tra analista e analizzando (che non ha eguali nella vita quotidiana) si situa la parola: non quella che si conosce tutti i giorni facendone esperienza tra amici, conoscenti, partner, colleghi... ma la parola appartenente a quel linguaggio tanto oscuro quanto essenziale che è l'inconscio, che domina e pervade ogni aspetto della vita senza che se ne abbia consapevolezza. L’analisi è una terapia che si propone di scoprire le cause del malessere per poterlo più efficacemente curare: solo conoscendo le forze inconsce che condizionano ciò che si fa o non si fa è possibile avviare un cambiamento che ha luogo proprio a partire da quella relazione particolare che si viene a creare tra analista e analizzando.
La relazione analitica infatti, per la sua particolare natura, rappresenta potenzialmente per la persona uno specchio in cui conoscersi, un teatro in cui mettere in scena ogni suo personaggio interno assegnando le varie parti anche all'analista (sempre partecipe), uno spazio particolare di contenimento e di supporto del dolore psichico, una palestra in cui lavorare su aree critiche di sè, un trampolino da cui potere ripartire nel momento in cui si viene a trovare in un punto di relativo stallo.
6) Quanto dura e quali sono i costi
"I due principali rischi della psicoanalisi: che può fallire, e che se ha successo, non riuscirai mai a perdonare te stesso per tutti gli anni sprecati." M. McLaughlin
Salvo esigenze materiali e contingenti, il percorso psicoanalitico non possiede limiti di tempo prefissati (come potrebbero essercene d'altronde, se non nella palla di cristallo del chiaroveggente): è la persona stessa, in base ai propri tempi soggettivi, a stabilirne la conclusione una volta in cui, confrontandosi con l'analista, sente di aver raggiunto gli "obiettivi" inizialmente abbozzati (anche se possono variare in corso d'opera). E scopo della psicoanalisi è operare attraverso il profondo legame che si crea tra l'analista e la persona affinchè quest'ultima, nel tempo che le serve, possa rendersi indipendente e autonoma dalla stessa figura dell'analista e, avendo fatto proprio il processo analitico, potere continuare da sola. Se quindi da una parte l'analisi come esperienza con l'analista finisce quasi spontaneamente nel momento in cui la persona sente di farcela da sola, d'altro canto l'analisi come processo, una volta interiorizzata, non può mai aver per definizione una vera e propria conclusione.
Quanto all'impegno economico, la singola seduta di psicoterapia psicoanalitica oggi costa quanto una qualsiasi altra psicoterapia, sebbene il percorso complessivo possa durare decisamente più a lungo diventando nel corso del tempo più oneroso. D'altronde, come tutti quei traguardi importanti che non sono affatto esenti da sforzi e sacrifici, è bene sapere che è richiesto da parte della persona che si approccia alla psicoanalisi un particolare impegno dal punto di vista energetico, psicologico ed economico, che può durare anche molto tempo prima di vedere risultati stabili ai livelli più profondi della personalità (e come potrebbe essere altrimenti d'altronde, dopo anni e anni di cristallizzazione mentale). Tuttavia è risaputo che sono sempre i percorsi in salita, per quanto faticosi, a donare alla fine i panorami migliori: i benefici ottenuti attraverso un'analisi ben fatta compensano di gran lunga i costi affrontati per sostenerla, essendo la psicoanalisi stessa un investimento esistenziale fondamentale per migliorare la qualità della vita lungo tutto l'arco di sviluppo della persona.
7) Concetti chiave della clinica psicoanalitica
"Tutto quello che è interessante accade nell'ombra, davvero. Non si sa nulla della vera storia degli uomini." L.F. Celine
Nonostante la varietà di orientamenti e scuole, la psicoanalisi si caratterizza tendenzialmente per alcuni suoi concetti generali:
ogni aspetto della vita (ciò che pensiamo, che facciamo, che crediamo di scegliere arbitrariamente...) è dominato e influenzato in larghissima parte dall'inconscio, ossia da una parte della mente che non è accessibile, nemmeno con la più lunga e approfondita riflessione. Il sogno continua a rimanere la chiave più importante per averne accesso e per poterne pescare i suoi preziosi tesori (per approfondimenti...)
una delle caratteristiche dell'essere umano è di possedere una natura conflittuale imprescindibile (data la presenza di forze che si oppongono al suo interno), e ciò che è fonte di sofferenza psichica viene accantonata dalla coscienza tramite autoinganni, reazioni automatiche, camuffamenti, anche se i contenuti di tale materiale inconscio continuano ad esercitare un'insistente pressione ed essere operanti nella vita di tutti i giorni;
sanità e malattia non sono distinte nella loro essenza qualitativa, ma sono divise solo da un confine quantitativo: la malattia mentale può essere considerata un'interruzione o un'alterazione marcata dei normali processi evolutivi (che si conservano in forma patologica nella persona adulta) e la sanità un equilibrio sufficientemente armonico dei vari conflitti e degli aspetti psicopatologici più o meno sempre presenti;
il sintomo (somatopsichico) è una soluzione di compromesso adottata in modo disfunzionale dal nostro apparato mentale nel momento in cui la persona non dispone di altri soluzioni per far fronte alle difficoltà della vita e ai conflitti interni che la affliggono. In altre parole, i contenuti inconsci che non vengono adeguatamente "metabolizzati" e integrati nel mondo interiore della persona, finiscono per esprimersi attraverso suoi derivati, ovvero i sintomi.
ciò che si è deriva in larghissima parte dalle esperienze passate (soprattutto da quelle infantili vissute nel proprio ambiente familiare) che continuano ad influenzare anche atteggiamenti e comportamenti della vita adulta ("credenze patogene inconsce"): in altre parole, queste esperienze rappresentano una sorta di patrimonio mentale (in gran parte inconscio) che condiziona in modo pervasivo il modo con cui la persona vive e percepisce se stessa e il mondo esterno, ricalcando lo "stampo" dei modelli infantili.
le strategie e le modalità che in passato il bambino aveva sviluppato in modo funzionale per affrontare le proprie angosce, successivamente, cristallizzandosi in meccanismi rigidi e automatici, diventano inadeguati e disfunzionali per la persona adulta;
Il trauma infantile non necessariamente corrisponde ad un unico evento devastante per la mente, ma molto più di frequente è costituito da una ripetuta esposizione a situazioni dolorose o eccessivamente cariche dal punto di vista emotivo, che gli strumenti mentali (le difese) a disposizione del bambino non sono stati in grado di elaborare per un'adeguata comprensione e assimilazione cognitiva ed affettiva. Esso, secondo anche le scoperte neuroscientifiche, rimane codificato e immagazzinato nella mente in maniera diversa dai ricordi comuni: per il suo contenuto doloroso diventa cioè molto meno accessibile alla coscienza ma tutt'altro che inoperante;
La sofferenza della persona che la spinge la intraprendere un percorso analitico per "guarire" e modificare il suo assetto mentale si scontra continuamente contro quegli aspetti psicopatologici di sè stessa (tendenti all'omeostasi psichica) che cercano di evitare proprio il lavoro analitico all'interno della relazione che è in grado di aiutarla.
8) Studi d'efficacia secondo la scienza
"Non credo che i nostri successi terapeutici possano competere con quelli di Lourdes; le persone che credono ai miracoli della Santa Vergine sono molto più numerose di quelle che credono all’esistenza dell’inconscio." S.Freud.
Molti autori ritengano che sia impossibile sottoporre ad una validazione scientifica rigorosa quel fenomeno ogni volta unico e irripetibile che è l'esperienza psicoanalitica: le variabili in gioco nel campo relazionale umano infatti possono essere infinite, a cominciare dalla specifica soggettività dell'analista che non opera mai in modo meccanico e standardizzato. Tuttavia, dalla ricerca empirica riguardo all'efficacia della psicoanalisi è emerso che:
i risultati sull’efficienza (i risultati nella pratica clinica) e sull’efficacia (i risultati ottenuti in condizione sperimentale) della psicoanalisi (ad alta intensità) e delle psicoterapie psicodinamiche derivate sono di portata generalmente superiore rispetto al resto delle psicoterapie supportate empiricamente (evidence-based);
non solo le persone dimostrano di conservare i risultati raggiunti a distanza di molto tempo, ma spesso accade che i benefici aumentino anche a percorso concluso (contrariamente da altre psicoterapie i cui benefici tendono a svanire nel tempo ed essere focalizzate solo sul sintomo);
oltre agli obiettivi terapeutici concordati, le persone riportano miglioramenti anche in altri ambiti di vita in termini funzionali, sociali e affettivi;
le terapie non psicodinamiche spesso si dimostrano efficaci perchè i clinici più esperti utilizzano (a volte senza nemmeno saperlo) teorie e tecniche da tempo di stampo psicoanalitico.
Di fatto, non sarebbe troppo audace affermare che larga parte dell'impianto teorico e tecnico delle psicoterapie in circolazione attinge e si ispira (a volte anche in modo caricaturale) al secolare bagaglio teorico della psicoanalisi (per maggiori approfondimenti...).
9) Falsi miti ricorrenti
“La psicanalisi è un mito tenuto in vita dall'industria dei divani.” W. Allen
Spesso si pensa ancora alla psicoanalisi generalmente come una terapia anacronistica, elitaria, snob, ancora velata di esoterismo e scetticismo: tuttora è facile imbattersi in falsi miti e in certi pregiudizi ancora duri a morire:
La psicoanalisi è obsoleta e passata di moda: se è vero che negli ultimi 40 anni sono nate un'infinità di psicoterapie diverse (soprattutto sintomo/disturbo specifiche) che hanno praticamente saturato il mercato, creando una confusione enorme in chi necessita di un percorso psicoterapico, in realtà oggi più che mai la psicoanalisi è una disciplina viva, straordinariamente ricca dal punto di vista teorico (è infatti una lingua madre costituita da una moltitudine di dialetti interni), continuamente presente in ambito clinico e istituzionale, ben consolidata nel tempo grazie ad un incessante processo di ricerca interna e sempre più connessa con altre discipline umane e scientifiche.
La psicoanalisi è rimasta tale e quale ai tempi di Freud: vive ancora la convinzione che la psicoanalisi debba venire praticata per forza con la presenza rigorosa del lettino, con l’analista muto e fuori la vista del paziente (sempre intento a farsi i fatti propri nelle vignette umoristiche), con le storiche cinque sedute settimanali a prezzi esorbitanti, accessibili solo a ricche e annoiate signore isteriche dell’alta borghesia. Da allora molte cose son cambiate: il lettino è stato sostituito da una relazione simmetrica vis-a-vis, l'analista da osservatore esterno e distaccato è diventato osservatore partecipante e interno allo stesso processo terapeutico, lo stesso modo di fare psicoanalisi (con frequenza mono/bisettimanale) ha acquisito maggiore flessibilità ed elasticità rispetto alle esigenze singole della persona, e tanto altro ancora...
La psicoanalisi va bene solo per i nevrotici: se è vero che la psicoanalisi è sempre stata il trattamento d'elezione per ogni forma nevrotica, col tempo il campo clinico di applicazione terapeutica si è allargato moltissimo sino a comprendere anche le forme psicopatologiche più gravi (situazioni psicosomatiche, borderline, psicotiche... più o meno accompagnate da una cura farmacologica), fornendo studi e contributi teorici e tecnici che hanno contribuito ad arricchire enormemente il tradizionale mondo della psichiatria. Chiaro che nemmeno la psicoanalisi è in grado di fare miracoli: in accordo con il resto della letteratura empirica sull'efficacia delle psicoterapie, in certe forme psicopatologiche di particolare gravità la terapia analitica viene ridimensionata sulla base di obiettivi maggiormente raggiungibili e plausibili per il funzionamento globale della persona.
La psicoanalisi vede ogni problema riconducibile al sesso: quando Freud "scoprì" la sessualità infantile descrivendo i vari stadi psicosessuali di una forza (la libido) onnipresente in ogni attività umana (per approfondimenti...), non fece altro che studiare ciò di cui fin da principio tutta la letteratura psicoanalitica non ha mai smesso di occuparsi: l'amore in ogni sua forma (l'Eros, le relazioni, i vari legami affettivi, le passioni), approfondendone dinamiche, processi, fenomeni, direzioni (per approfondimenti...), deformazioni (per approfondimenti...). Il pregiudizio errato della pansessualità psicoanalitica affonda le sue radici negli albori della psicoanalisi, quando le "stravaganti" teorie freudiane fecero scandalo nella società puritana e vittoriana del nuovo secolo del '900.
La psicoanalisi è solo una masturbazione intellettuale di concetti e ricostruzioni storiche fini a se stesse: se è vero che la ricerca della verità rimane sempre la strada maestra di un'analisi basata sulla parola e su una piena integrazione intellettiva dei vissuti, è solo attraverso la particolare relazione che si viene a creare con l'analista che è possibile trovare la chiave per arrivarci. Infatti, dopo vari tentativi non andati a segno nella storia della psicoterapia (per approfondimenti...), la stessa psicoanalisi nasce come esperienza per permettere di congiungere intelletto ed emozioni, passato e presente, inconscio e conscio: non basta che la persona sappia o ascolti passivamente ciò che non conosce di se stessa, ma è fondamentale che ella viva direttamente sulla propria pelle certi antichi vissuti (per la maggior parte sconosciuti), affinchè possa elaborarli e "metabolizzarli" nell'esperienza completamente "inedita" della relazione con l'analista.
La psicoanalisi intende "normalizzare" tutti in conformità alle convenzioni socioculturali vigenti: se è vero che tutto il percorso psicoanalitico consiste nel doloroso riconoscimento della realtà per quella che è (e non per quella che si vorrebbe che fosse stata), il suo fine ultimo consiste proprio nel far emergere la specifica unicità creativa della persona affinchè, in accordo con la realtà, ella possa comunque imparare a vivere una vita sentita come più autentica e intima, meno estranea e alienante rispetto ai suoi desideri (per approfondimenti...). In un certo senso tutta l'analisi rappresenta un'opera di costante "scrematura" di tutto ciò che, a partire dalla cultura di riferimento imposta fin dall'infanzia attraverso il suo più diretto rappresentante - la famiglia -, ha contribuito a inibire, soffocare, appiattire la vitale originalità della persona.
10) Psicoanalisi, psicoterapie e società
“Che lo vogliamo o no, siamo tutti psicoanalisti, amanti dei misteri del cuore e della mutanda, palombari degli orrori. Guai allo spirito dagli abissi chiari!” E. Cioran
Nella nostra cultura solitamente si è soliti fornire maggiore riconoscimento alla sofferenza fisica che a quella psichica, motivo per cui quest'ultima viene spesso sminuita, scacciata via, affrontata come se fosse un qualunque disagio del corpo da eliminare con una pillola senza considerarne l'importante significato sotteso.
Invece la psicoanalisi, di natura introspettiva, paziente e metodica, si pone in netto contrasto, quasi in modo sovversivo, con tale tendenza generale: essa infatti si può intendere come un'esperienza particolare che permette la graduale elaborazione dei lutti personali (che siano reali o di natura affettiva, simbolica, esistenziale) o la lenta cicatrizzazione di ferite mai rimarginate, affinchè la persona possa diventare davvero capace di amare e lavorare (Freud), o in altri termini, di riprendere a giocare con la vita, nonostante le regole, i limiti e le difficoltà (Winnicott).
Inoltre nella società di oggi che, come ricorda Erich Fromm, sostiene una cultura fondata sul tutto e subito, sulla corsa alla produttività e ad un tipo di attività frenetica e alienante, su una filosofia basata sull'omologazione e sul consumismo, sull'ottenimento di risultati immediati al costo energetico ed economico più basso possibile... le "terapie" finalizzate alla cura del disagio psichico sembrano essersi adeguate anch'esse alle richieste del mercato, inventando strategie brevi (i famosi steps per la guarigione) con tecniche preconfezionate e meccanicamente standardizzate che, come panacee miracolose, millantano ogni tipo di benessere al minimo dello sforzo e in tempi rapidissimi. L'ironia sta nel fatto che gli studi psicoanalitici sono pieni di persone oramai rassegnate che hanno accumulato delusioni terapeutiche passate, con uno spreco ingente di denaro ed energie nella speranza illusoria di incontrare salvezze, "santoni" e scorciatoie di ogni genere, trovandosi poi piacevolmente sorprese e "spiazzate" nel momento in cui scoprono nella psicoanalisi qualcosa di completamente diverso dalle esperienze precedenti.
Infine giova ricordare che i contributi di Freud si sono talmente intrecciati nel tessuto della nostra cultura occidentale, nel lessico e nell’esperienza quotidiana, che di fatto, consapevoli o no, siamo tutti un pò “freudiani” (Mitchell S.A., Black M.J., 1995): la psicoanalisi oltre ad essere una disciplina professionale è diventata una forma di pensiero e di lettura dei fenomeni che ha cambiato in modo permanente il modo di percepire noi stessi e la realtà circostante.
Riferimenti bibliografici consultati per la stesura:
Dazzi N., Lingiardi V., Colli A. (2009). La ricerca in psicoterapia. Modelli e strumenti. Raffaello Cortina, Milano.
De Masi F. (2016), Psicopatologia e psicoanalisi clinica. Mimesis Ed., Milano.
Etchegoyen R. H. (1986), I fondamenti della tecnica psicoanalitica. Astrolabio, Roma, 1990.
Freud. S (1915-1917/1932). Introduzione alla psicoanalisi. Prima e seconda serie di lezioni .OSF vol. VIII/. Bollati Boringhieri, Torino, 1977.
Kandel E. (2012), L’età dell’inconscio, Raffaello Cortina , Milano, 2012.
Mitchell S.A., Black M.J. (1995). L’esperienza della psicoanalisi. Bollati Boringhieri, Torino,
Leuzinger-Bohleber M., Target M. (2002). I risultati della psicoanalisi. Il Mulino, Bologna, 2006.
Levy R., Kӓchele H. (2012). La psicoterapia psicodinamica basata sulla ricerca. Raffaello Cortina, Milano, 2015.
Person E. S., Cooper A. M. e Gabbard G. O. (2006). Psicoanalisi Teoria Clinica e Ricerca. Raffaello Cortina, 2006
Sandler J., A.U. Dreher (1996). Che cosa vogliono gli psicoanalisti? Raffaello Cortina, Milano, 1997.
J. Shedler (2010), L’efficacia della psicoterapia psicodinamica, a cura di P. Migone in Psicoterapia e Scienze Umane, 1/2010 (pp.9-34), FrancoAngeli, Milano.
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