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Verso una teoria psicoanalitica unificata (2022), di Morris Eagle

Aggiornamento: 11 lug

Edizione italiana del 2023 curata da Paolo Migone
Edizione italiana del 2023 curata da Paolo Migone
Ciò che mi ha spinto a scrivere questo libro è l'idea di fondo che il progetto di perseguire l'integrazione di diverse scuole psicoanalitiche e di sviluppare una teoria psicoanalitica della mente relativamente unificata sia possibile nonché auspicabile Quest'idea è tutt'altro che ampiamente condivisa all'interno della comunità psicoanalitica. Vi è chi sostiene l'adeguatezza dell'attuale condizione di pluralismo e chi mette in discussione la possibilità stessa di un'integrazione. (p. 301)

Era dai tempi del monumentale Da Freud alla psicoanalisi contemporanea (2012) che probabilmente questo audace testo rientrava tra le aspirazioni più ambiziose di Morris Eagle: una delle poche voci fuori dal coro della ormai comunità "psicobanalitica", che ha contribuito a rifornire credibilità alla psicoanalisi anche al di fuori delle proprie autistiche Scuole di formazione e dei soliti circoletti intellettualmente masturbatori. Infatti, in questo testo l'autore tenta l'impresa di proporre una teoria della mente unificata che, a partire dalla solida impalcatura della Psicologia dell'Io (precorritrice di molti costrutti odierni, nonostante essa rimanga ancora quasi sconosciuta in certi ambienti), possa includere senza troppi attriti la Psicologia del Sè di H. Kohut, la prospettiva della Scuola Indipendente Britannica, la Teoria delle Relazioni Oggettuali di S. Mitchell, la Teoria dell'Attaccamento di J. Bowlby (vedi anche Eagle [2013], Attaccamento e Psicoanalisi), la Teoria della Mentalizzazione di P. Fonagy e la CMT di Weiss e Sampson, in accordo con la recente ricerca scientifica (riguardante quindi anche la psicologia cognitiva e le neuroscienze).

Se ricordo bene, l'ultimo che aveva tentato un'impresa simile era stato nel lontano dopoguerra lo scrupoloso D. Rapaport assieme al suo formidabile gruppo di ricerca della Fondazione Menninger di Topeka (Kansas, USA), prima che i suoi brillanti "allievi" R. Holt, M. Gill, R. Schafer e G.S. Klein, dichiarassero vano il tentativo di conciliare in senso coerente i costrutti della metapsicologia freudiana con la ricerca scientifica e con l'applicabilità clinica per diventare una psicologia in grado di spiegare l'intero funzionamento mentale dell'uomo.


Eagle, a ben vedere, insiste sul fatto che la pluralità di concettualizzazioni sorte dalla morte di Freud che hanno arricchito e compensato le lacune delle teorizzazioni precedenti, alla fine non abbiano trovato un'unità teorica-clinica (nemmeno abbozzata), principalmente per motivi di "fedeltà" a questa o quella "scuola". In tal modo, invece che impegnarsi nel compito di integrare, si è sviluppata la tendenza a creare modelli teorici apparentemente "nuovi" atti a sostituire le costruzioni precedenti, originando sempre più affiliazioni, nuove ortodossie e ideologie schizoidi rispetto non solo alla psicoanalisi stessa, ma anche al resto delle altre discipline connesse. Fenomeno questo che, a mio avviso, oggi sta venendo scavalcato da un atteggiamento sempre più radicalmente orientato verso l'esistenza di una clinica che non ha bisogno praticamente di quasi nessun costretto teorico (e tecnico) a monte, né di una teoria della mente alla base del suo operare (in un'ottica psicoanalitica si potrebbe quindi sostenere che questa forma di psicoterapia sta perdendo sempre più una "mente", divenendo simile, per i suoi aspetti più "viscerali" e per l'inevitabilità degli "agiti", alla fenomenologia clinica del border). Era quindi praticamente inevitabile che tutto ciò portasse ad una crescente marginalizzazione della psicoanalisi nel panorama odierno (per approfondimenti...), quando oramai nemmeno più la psicoanalisi stessa è diventata in grado di valorizzare sé stessa.

Ecco, con questo prezioso e ricco testo, Eagle cerca di ridonare dignità e valore alla psicoanalisi non solo in termini clinici, ma anche epistemologici e metapsicologici, ri-connettendola al resto delle scienze "dure" così "sacre" al giorno d'oggi e smascherando ammiccanti neologismi e artificiosi costrutti tanto di moda nella contemporaneità, molto spesso frutto di motivi dinamici e politici (o più semplicemente di mera ignoranza), piuttosto che di vere e proprie innovazioni teoriche.


Le diverse scuole psicoanalitiche sono sorte in gran parte come reazione alla percezione di una relativa trascuratezza di fenomeni importanti da parte della teoria dominante. Di conseguenza, ciascuna scuola si è focalizzata su un particolare insieme di fenomeni che, secondo i suoi sostenitori, erano stati trascurati o inadeguatamente trattati da quella teoria. Tuttavia, pur prendendo in considerazione un insieme limitato di fenomeni, ogni nuova scuola ha presentato se stessa come una teoria autosufficiente. Nella misura in cui una Psicologia dell' lo riveduta e ampliata fornisce un resoconto adeguato dei fenomeni di maggior interesse per le diverse scuole, essa sembrerebbe ovviare alla necessità dell'esistenza di una pletora di scuole diverse. A differenza delle prospettive più limitate di diverse scuole psicoanalitiche (per esempio, la teoria delle pulsioni, la teoria delle relazioni oggettuali e la Psicologia del Sé), una Psicologia dell'Io rivista rappresenta una prospettiva teorica sovraordinata in grado di integrare un'ampia gamma di fenomeni psicologici vitali di interesse primario per le altre scuole, non-ché di dati empirici rilevanti che derivano da fonti non psicoanalitiche.

L'affermazione secondo cui una Psicologia dell'Io riveduta costituisce il fondamento più solido per edificare una teoria psicoanalitica unificata della mente poggia anche sul fatto che l'"elemento personale", l'lo, è posto al centro della sua teorizzazione. Qualunque siano i fattori, compresi quelli inconsci, che possono influenzarle, e qualunque sia la natura delle teorie che si ripropongono di spiegarle, sono le nostre esperienze soggettive vissute che danno un senso alla nostra vita. E sono queste esperienze vissute che costituiscono il punto di partenza e i fenomeni fondamentali che qualsiasi teoria psicoanalitica della mente deve indagare e spiegare. Da un'ottica comportamentista e di teoria dell'intelligenza artificiale, praticamente tutto ciò che facciamo potrebbe essere spiegato senza far alcun riferimento all'esperienza soggettiva. Se queste teorie fossero sufficienti a dar conto della natura della mente, la teoria psicoanalitica diventerebbe superflua. Quindi, e in modo un po' ironico, nonostante la sua enfasi sui processi inconsci, ciò che rende la teoria psicoanalitica necessaria, e forse indispensabile, per una comprensione adeguata della natura della mente è l'esistenza dell'esperienza soggettiva e il tentativo di comprenderne le vicissitudini. (p. 317-318)


INDICE


- La Psicologia dell' lo nella teoria freudiana

- La psicologia psicoanalitica dell'Io: principi di base

- Critiche alla Psicologia dell'Io

- Correttivi e revisioni

- Ampliamento della Psicologia dell'Io: l'esame di realtà interpersonale

- Teorie e ricerche sulla comprensione interpersonale

- Funzioni, scopi e motivazioni dell' lo

- Teorie psicoanalitiche degli affetti e della loro regolazione

- Ricerche sulla regolazione degli affetti

- Psicologia dell'Io e psicopatologia

- Psicologia dell'Io e trattamento psicoanalitico

- Una teoria psicoanalitica unificata

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